odissea nello spazio

 

 

470 (2)

 

 

 

Salgo e scendo
aggrappandomi a una vertebra
e lasciandomi scivolare sulle reni.

Quale temerario viaggio ho intrapreso
molto scosso
mi accorgo di far sosta su una caviglia.

Lieto e riconoscente
mi inchino e balzando sono dietro il cuore,
una centrale a vapore,

caloroso come uno stronzo di cammello.
Bello come l’anima gemella,
solitario come un lombrico in pista,
distaccato come un iceberg

Cambio sopracciglio,
osservo ben poco,
benda impedendo visuali a medio raggio,

saltino sul mio fegatino,
no veneziano,
curato spesso e male
con cibo nostrano!

Ciò che diverte questo peregrinare
è sempre sfiorare le budella
sulla difensiva,
semi assettate,
pronte a colpirmi assetate,
di scarti da espellere.

Spiacente – Signorine – oggi vi ho già nutrito,
no, non mi rifugio sul mio dito,
lunghe serpentelle non seguitemi,
potrei farVi perdere il vostro domicilio

Altro che essere eliminato
verreste da me con tanto di fiato,
piagnucolanti come il Bimbo
a cui è’ stato sottratto il balocco
ed io come un allocco
cascherei scosso nelle Vostre fauci!

Solo perché la sensibilità
che riserbo nei miei, Vostri confronti,
è veneranda
e incontrollabile

 

transcribed 6/12/2008 barazzetto h. 17.43 original undated © photo 17/3/2012 h. 19.27 barazzetto