Gigi Piana | presenta: “The walk” e “pARTEcipAZIONE”

0 Inaugurazione The Walk _foto_luca_guzzo_017

“Il mondo è in forte cambiamento, la società, i suoi desideri, tutto è mutevole, più che mai in questo periodo, e così il mondo dell’arte, sta affrontando il cambiamento.

La cultura, l’arte, da sempre esprimono “visioni di futuro”, il lavoro dell’artista, nella storia rappresenta l’avanguardia, lo sguardo nel futuro, e questa è la complessità dell’oggi.” G.P

Da questo assunto nascono i due progetti terminati dopo anni di gestazione dell’artista biellese Gigi Piana, la galleria d’arte non rappresenta più la centralità del mostrare i propri lavori, un settore in forte crisi, il collezionismo langue, la classe media ha poco interesse per la cultura e meno economie, a navigare nel mercato dell’arte sono rimasti i mostri sacri del secolo scorso.

Gli artisti che vogliono trasmettere messaggi alle persone hanno individuato nuovi percorsi, nuove possibilità, l’arte pubblica è uno dei settori più frequentato da questa tipologia artistica, la street art, la land art sono state le prime espressioni artistiche che sono uscite dalle gallerie per provare un nuovo incontro tra natura e contesto, tra opera e fruitore.

In questo ambito sono nati “The walk” e “pARTEcipAZIONE” due progetti di cui Gigi Piana è direttore artistico e autore di quattro lavori.

“The walk” è un progetto legato alla Land Art che si snoda in un percorso in sentieri intorno al Castello di Castellengo, da un’idea di Fabrizio Lava (Ass.na StileLibero), coadiuvato dall’Ass.ne Intorno al Castello con Magda Zago e Alessandro Ciccioni, diretto da Gigi Piana in collaborazione con il Dipartimento Educazione del Museo d’Arte Contemporanea del Castello di Rivoli, con Anna Pironti e Paola Zanini.

Il progetto, vincitore del bando Armonia+ ha avuto una gestazione di parecchi anni, per reperire i fondi, ottenere permessi, trovare gli artisti adatti agli obbiettivi, la volontà è stata quella di individuare, non tanto artisti “famosi” che installassero nel fantastico ambiente della Baraggia del biellese, ma quello di individuare artisti ed artiste che avessero nelle loro poetiche, nuovi modi di approcciarsi al dialogo arte-natura-persone, non opere precostituite ma create nel territorio, in relazione diretta con essa, nei materiali, nel dialogo con i residenti, rispettando l’ambiente e cercando di essere il meno antropici possibili, si sono inaugurate così, a fine novembre, le prime 10 installazioni, gli artisti e le artiste presenti sono: due lavori delle Artenate, Lorenzo Gnata, Luciano Pivotto, LO-RO, Stalker Teatro (Gabriele Boccacini), Fabrizio Lava, Enrico Iuliano e due lavori di Gigi Piana.

I lavori dell’artista biellese sono intitolati “de_limitare #1” e “de_limitare #2”, le didascalie che descrivono le opere sono le seguenti:

DE_LIMITARE#1 2024

Incorniciare, delimitare una veduta, è una tendenza umana e artistica che definisce, limita, una porzione, in questo caso di paesaggio, un parziale punto di vista, una soggettivazione, concentrarsi in una porzione di bellezza, in questa location, una tenuta vinicola, per sottolineare un’attività umana, la viticultura, che vuole essere un’antropizzazione armoniosa, che produce bellezza e bontà, cultura, convivialità, incontro.

La cornice è dorata, celebra la sapienza umana, la capacità più rispettosa possibile dell’addomesticare la natura per adempiere a un bisogno, cibarsi, coltivare, esigenza primaria del vivere umano, da sempre, ciò che è variato sono le modalità, viviamo in un periodo storico che, anche per l’elevato numero di abitanti ha dimenticato, distorto, la misura dello sfruttamento della natura, l’invito è quello di riconsiderare il nostro rapporto con essa, alla ricerca di un equilibrio possibile.

DE_LIMITARE#2 2024

Incorniciare, delimitare una porzione di paesaggio è forse solo una presunzione umana, il consueto bisogno umano di confinare per definire, sovente in relazione al possesso, allo sfruttamento e al controllo di esso.

La natura non ha confini, punti di vista, limiti, all’opposto, l’intero ecosistema è interconnesso, noi siamo poca cosa, le tartarughe abitano la terra da molto prima di noi, e, molto probabilmente, continueranno a farlo quando la nostra specie si sarà estinta.

Una cornice nera, per nulla riflettente distorta, ancorata in pezzi agli alberi del bosco, una cornice che si scardina di fronte all’ambizione di poter contenere la magnificenza della natura, che soccombe alla sua potenza, l’essere umano sparisce nella maestosa totalità del suo essere naturale, un invito a riconsiderare l’ego umano e a ritrovare il posto e la funzione dell’essere umano nell’ecosistema.

Due semplici cornici di legno dipinto, senza interventi “altri”, per esprimere due concetti in relazione al rapporto uomo-natura, forse un grido dall’allarme nei confronti della sopravvivenza del genere umano.

Il progetto è alla sua prima fase, a marzo altre opere verranno installate nel percorso.

“pARTEcipAZIONE”

Il secondo progetto, pARTEcipAZIONE , nasce da un’idea di Tiziana Coluccia dell’Ass.ne Passaggio a Oriente, che ha affidato la direzione artistica a Gigi Piana, un lavoro sempre open air, questa volta in un ambiente metropolitano, Vallemosso-Valdilana, nelle valli biellesi, un progetto di rigenerazione urbana altro ambito molto frequentato dalla street art la cui tipologia, negli anni si è allargata, non solo spray e vernici ma, anche vere e proprie opere murarie, una tendenza che tende a rivitalizzare luoghi che sentono il desiderio di esprimere la propria vitalità attraverso interventi cittadini in cui i lavori hanno un contatto diretto con gli abitanti, cercando attraverso la cultura, l’aggregazione, più in generale, il bello che contiene messaggi, ridisegna identità sopite e/o nuove identità.

In questo contesto si sono progettati tre interventi, il primo  “PLUG Energie Complementari”, inaugurato questa estate eseguito dallo street artist torinese Fijodor Benzo in collaborazione con Gigi Piana, un lavoro che ha mixato l’arte classica della street art con il materico intreccio di Piana.

Nella seconda fase a Crocemosso si è inaugurato a ottobre un intervento dello street artist Corn79.

A inizio dicembre è terminato l’ultimo intervento del 2024, “io sono qui, ora” un’opera muraria progettata e realizzata da Gigi Piana in un anno e mezzo di lavoro, il lavoro ha coinvolto l’intera cittadinanza.

L’autore descrive così il lavoro nella didascalia che lo accompagna:

Un lavoro sul concetto d’identità e appartenenza a un luogo, di condivisione ed integrazione nel senso più esteso e buono del termine: la valorizzazione delle differenze.

“Io sono qui, ora” 2024

Dice Gigi Piana, direttore artistico e realizzatore dell’opera: “si conclude un progetto durato più di un anno, “io sono qui, ora” è un’installazione muraria realizzata intrecciando le foto scattate nelle scuole dove si è svolto un work-shop che ha affrontato il tema dell’abitare, la differenza tra risiedere in un luogo e/o viverlo abitandolo, il paese e il rapporto con i suoi abitanti come base della formazione dell’identità personale e divenendo cittadini attivi ri-definire l’identità del luogo, dopo aver fotografato studenti e studentesse si è proceduto con incontri con la cittadinanza adulta, le persone si sono recate presso la “sala Biagi” dove in un’atmosfera informale si sono realizzati i ritratti di chi lo desiderasse.

Il materiale raccolto è stato in una seconda fase elaborato graficamente per comporre il lavoro a muro, si sono così predisposti dieci cornici di acciaio predisposte ad ospitare l’intreccio composto dai volti per comporre dieci diverse tele, la composizione dei visi ha uno sviluppo progressivo, i primi pannelli ospitano i volti singoli delle persone, gradualmente la densità dei visi aumenta sino a mescolarsi, quattro segmenti di persone diverse compongono un solo volto, progredendo, rimangono solo sorrisi e occhi.

La progressione è metafora del vivere un luogo, con la propria singolarità, unicità, che trova nell’abitare l’altro/l’altra, l’identità si forma in questo frangente, solo grazie allo scambio e al confronto diveniamo qualcuno, per noi, per gli altri, il lavoro termina evidenziato ciò che resta del processo di cittadinanza attiva, l’individuo diviene secondaria, prioritaria diviene l’identità collettiva, rappresentata graficamente da dettagli di occhi e sorriso, un auspicio, una direzione, la formazione di un’identità condivisa.

I pannelli sono intessuti, strisce di foto stampate in strisce orizzontali e verticali, trama e ordito, oltre a simboleggiare l’incontro, l’incrocio tra persone, richiamano alla tradizione tessile, base dell’identità del luogo che assume nuove forme, nuovi sensi.

La location non è casuale, l’ex stazione dei treni, attuale stazione dei bus è per eccellenza luogo di transito, di scambio, di partenze, di ritorni…io sono qui, ora, anche per un solo istante abitante di Vallemosso”.

A mio padre.

Con questa dedica a suo padre nato a Vallemosso e alla sua famiglia, originaria nella vicina frazione Piana di Vallemosso ha le sue origine.

Un amore verso il territorio, nonostante Gigi Piana abiti e lavori a Torino da anni, con la collaborazione artistica, continuativa con la compagnia Stalker Teatro e il suo girovagare in Europa e nel mondo, la sua frequentazione prediletta è legata al biellese, passione trasmessa principalmente da suo zio Pietro Minoli, giornalista e fotografo che proprio i territori biellesi ha descritto e fotografato tra gli anni ’50 e ’80.

Un’amore verso un territorio, il biellese, che con la perdita della locomotiva economica che lo ha identificato nel mondo, l’industria tessile è alla ricerca di nuove strade, modalità, aprendo la propria bellezza naturale al turismo, a un turismo non di massa, legato alle culture, un turismo etico, attento, l’arte può essere uno degli ingredienti per scoprire luoghi incantevoli.