4 Ritratto 111113, 2013, 120x100cm

Lorenzo Puglisi presentato in conferenza stampa a Monza

Sabato 29 marzo 2014 ore 16.30, al Teatrino di corte di Villa Reale Monza.

Su la linea del nero

di Angelo Crespi

4 Ritratto 111113, 2013, 120x100cmIl limite è il nero. Il limite della nostra vista è appunto il nero, il buio, l’assenza di colore. Potremmo dire che è anche il limite della nostra vita, essendo il nero una metafora del nulla, quel nulla da cui non esce nulla, un buco in cui precipita la luce e si spegne. D’altronde la filosofia occidentale si basa su una proposizione incontrovertibile “ex nihilo nihil fit”, cioè dal nulla non viene nulla, perché altrimenti qualsiasi cosa potrebbe venire dal nulla e dunque l’essere sarebbe semplicemente una potenzialità e non uno stato di fatto, qual è. Eppure il nulla affascina, inteso come contrario dell’essere, il non-essere impegna da secoli pensatori e uomini comuni, fin nelle visioni manichee in cui il nulla (il male) lotta alla pari con l’essere (il bene) e non possiamo mai sapere se uno prevarrà sull’altro. E cosa pensare delle Upanishad, un testo vedico, tra i più antichi tra quelli religiosi, in cui si dice chiaramente che all’inizio c’era soltanto il nulla, il non-essere, appunto, dal quale si produsse l’Universo.

Certo è che in pittura il nero è imprescindibile, poiché dal nero si accampano le figure e prendono vita, così almeno dalle pitture pompeiane passando per Caravaggio e Goya, fino ai giorni della fotografia in bianco e nero, per cui le ombre sono altrettanto importanti delle luci e non esiste immagine che non sia frutto dell’interazione delle due. A questo principio si ispira la ricerca di Lorenzo Puglisi i cui ritratti appaiono dall’oscurità, quasi ectoplasmi ma di materia solida, fatti di pennellate vigorose, che acquistano forza proprio in un confronto con lo sfondo anodino. E più che una riduzione dal colore all’incolore, uno svanimento, sembrano, al contrario, presi nel momento del loro prepotente farsi, quando l’essere vince sul nulla e le cose prendono definitiva forma.

Dunque è una nascita e non una morte quella proposta da Puglisi, che in un rimescolarsi di ricordi, una sorta di biografia dell’inconscio, segue una personale ossessione: la comprensione del mondo sul limitare del nero, sul “confine” che è un’apertura – jungerianamente intesa – verso qualcosa d’altro, e non una chiusura di quello che è stato. E non importa che il richiamo alle trasfigurazioni di Bacon sia costante, quello di ritratti che sono in perenne mutazione e non hanno ancora trovato identità sicura; Puglisi a suo modo riflettendo sul maestro fa un passo ulteriore verso una destinazione ancora sconosciuta. D’altronde l’analisi sul volto umano, sul disfacimento o sulla riconferma delle fattezze a noi familiari, accomuna tanti giovani pittori contemporanei che pur distanti nella partenza e nelle soluzioni, sembrano agire sotto impulsi simili, di una sorta di terzo espressionismo che indaga (in forma anche grottesca ma mai ironica) sulla condizione umana. Pensiamo al rumeno Adrian Ghenie e alle sue metamorfosi baconiane, o ai volti corrosi dell’inglese Justin Mortimer, fino ai visi del più raffinato Nicola Samorì che, partendo da una pittura classicheggiante, li stravolge poi con colate e sovrapposizioni quasi a demistificare la tradizione a cui pure si appella.

Angelo Crespi (Busto Arsizio, 1968), giornalista professionista e docente di Storia del giornalismo all’Università Cattolica di Milano. Collabora alle pagine culturali de Il Foglio, Il Giornale, del Corriere della Sera e ha diretto il settimanale di cultura Il Domenicale. Autore di libri come “Contro la Terza pagina” (2004) e Ars Attack (2014), è stato consigliere del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Presidente del MAGA Museo d’Arte di Gallarate ed è Presidente del Centro Internazionale d’Arte e Cultura di Palazzo Te a Mantova.