Pratiche di vita virtuose per il benessere personale e collettivo
La quinta tappa della mostra è l’opera Blue Vierge, una riflessione sull’esercizio della riconoscenza, esposta nella galleria Sant’Eusebio di fronte alla Basilica Antica. L’opera è di fatto un ex-voto in segno di affetto per la Vergine di Oropa, creato nel 2020 per la mostra Artisti Biellesi per Oropa a cura di Irene Finiguerra e allestita a Palazzo Ferrero in occasione dell’V centenaria incoronazione della Madonna d’Oropa. È il tentativo di descrivere un momento preciso nel rapportarsi in modo intimo e personale con la Vergine Maria e con il Santuario quale luogo fisico, spirituale e di fede: quando si sale ad Oropa per fare chiarezza in noi prima di una decisone importante, rivolgendoci alla Vergine a cuore aperto, per prendere la decisone giusta. L’unica piega, che caratterizza la superfice in acciaio specchiante dell’opera, esprime proprio il momento della scelta, quando le due possibilità alternative divergenti sono ancora possibili prima che solo una diventi la nostra strada. E la statuetta della Madonna, posta all’apice della piega, ci indica che se noi operiamo la scelta in piena libertà, secondo etica, morale e coscienza, la Sua presenza e protezione sarà sempre con noi. La Madonna, infatti, è indifferente alla scelta in sé, ma attenta alle modalità con cui ci si prepara a scegliere. Se le intenzioni sono buone sul piano spirituale, non importa cosa si scelga, ma avremo agito nel giusto. Quest’opera suggerisce il concetto di giusto che va oltre il solo interesse personale per diventare un giusto più ampio per la società, la collettività e l’umanità, un precetto che sarebbe bene ci guidasse nelle scelte che siamo chiamati a fare quotidianamente.
E proprio a cavallo tra personale e collettivo troviamo il valore principale della riconoscenza. In una società che celebra l’individuo, quasi idolatrandolo, ed esaspera il talento quale principale forma di espressione per il successo, la riconoscenza diventa quella virtù capace di tenerci coi piedi per terra una volta che abbiamo raggiunto la vetta. Che ci ricorda di essere in cima grazie ad un intero sistema che ci ha aiutati e sostenuti, che ci ha difesi o promossi, che ha dato credito nelle nostre azioni e nelle nostre parole. Un sistema che in qualche modo noi rappresentiamo… è un pensiero che apre all’opportunità di restituire parzialmente al sistema stesso quanto ricevuto. Ridare agli altri quello che ti è stato dato: opportunità, sogni e libertà. Questo ti pone nella giusta prospettiva spirituale verso la vita, ti aiuta a trovare il tuo posto nel sistema e nella comunità, per vivere bene e in armonia col mondo. Ci aiuta a ritrovare il senso più profondo dell’esistenza, che è possibile riscontrare unicamente nella comunità e nel rapporto con gli altri. È una delle pratiche capaci di dare equilibrio tra particolare e universale, tra assoluto e relativo… Poiché senza misura non saremo mai contenti e soddisfatti di noi. Nessun talento o grande impresa sarà mai sufficiente. Condannandoci ad un senso di precarietà, fragilità e paura che potrebbe rovinarci la vita.
Quest’opera esprime come il risultato non sempre sia l’unica misura del fare umano. Che il valore di una persona occorre misurarlo non nel solo successo economico, ma nel percorso che l’ha portata ad esso. Quel tratto di esistenza che, nelle riflessioni della mostra “Le pieghe dell’anima”, siamo chiamati a mettere in discussione per migliorare e migliorarci ogni giorno. Per diventare nei fatti le persone che desideriamo essere.
In quest’opera, inoltre, è significativo l’uso artistico, più che simbolico, che faccio del blue indaco: è un colore così saturo che assorbe luce e ombra annullando la profondità della forma e trasformando, da lontano, l’opera in una potente macchia di colore. Fatto che accende la nostra curiosità spesso al punto d’indurci ad avvicinarci per capire. Si abbandonano allora i pensieri per soddisfare questa curiosità contingente, esplosiva e temporanea. Questa azione diventa così una piccola ma importante esperienza di presente. Noi che viviamo spesso proiettati nelle dimensioni della memoria passata o della progettualità futura, ogni tanto abbiamo bisogno di accorgerci che la vita sensoriale ed emotiva è hic et nunc, qui e ora, nel presente. Un pensiero che a mio avviso ti permette di ascoltare i messaggi del corpo, di concentrarsi sui sensi e sulle sensazioni che stiamo vivendo, e che spesso, in definitiva, porta un senso di relatività, di calma e di serenità, apprezzando il presente così com’è.
L’opera a settembre del 2022 è stata donata al Santuario in segno di devozione e affetto per la Madonna e per il Santuario di Oropa.
Ottobre 2022
Daniele Basso
artista
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Biella, 11/11/2022
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