Storia
Nasco a Biella nel 1954.
Anarchico di pensiero non accetto la comune definizione della realtà, la quotidiana descrizione del mondo alla quale tutti ci si dovrebbe uniformare. Da sempre alla ricerca dell’Uno dove tutto ritorna ad essere perfetto, al di la del bene e del male, del buio e della luce, del sogno e realtà, cerco con le mie opere, a prescindere dal mio personale significato, di dar modo a chi le guarda la possibilità di un’interpretazione propria e inconfutabile.
Essendomi formato, facendo mio il pensiero di Protagora, Sartre, Castaneda e infiniti altri, penso che la realtà sia individualmente unica e non globalizzabile, vissuta tra gioie e angosce in attesa del Grande Salto.
Credente pur al di fuori di qualsiasi religione cerco a modo mio di dare un senso a questa Divina Relatività.
Giuseppe Aceto
Critica
“Giuseppe Aceto, ovvero l’arte dell’allucinazione: una lucida e tenera follia attraverso l’indagine introscopica dei propri stati di agitazione .
Un’iconologia esasperatamente visionaria; tappe forsennate di percorsi alla ricerca dell’altro da sè e dal “fuori di sè”.
Rapporto spasmodicamente empirico con la natura oggettiva nel tentativo di plasmarla o meglio adattarla alla natura interiore.
Rievoca J.H.Fussli: carico di valenze ambigue, oscure, esotiche. Mostra quella “consapevolezza di una diversa e sconosciuta dimensione della mente, della presenza determinante dell’altro messaggio recepibile ma non razionalizzabile “
Briganti
“Aceto sottrae l’espressione al dominio della ragione liberandone l’immaginazione creatrice attingendo alla fonte primaria del sogno, realizzando la propria realtà linguistica e simbolica.
Dipinge con ogni genere di mezzo; ogni oggetto usato rivela un meccanismo immaginativo, una necessità progressiva di alterare l’equilibrio razionale della comunicazione estetica.
Rievoca Munch, mediante la provocatoria esasperazione cromatica turba lo spettatore trasmettendo l’intensità emotiva provocata e sostenuta dalle percezioni
eccitate e volutamente eccessive del gesto creativo.
Rimane palese una forte componente di spontaneità, di immediatezza compositiva, quasi un risvolto associabile alle suggestioni dell’arte tribale africana o centro americana.
In effetti i riferimenti letterario-artistici rimandano a Castaneda e all’esperienza Thaitiana di Gauguin.
Un risveglio del primordiale; un anelito all’istintività, un canto alla gioia di fare arte.”
Carlo Nicolo
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