Non ho tempo e voglia di avere al fianco qualcuno come sicurezza.
Vado d’accordo con me stesso io. Non ho bisogno di compagnia. Sarei deliziato, piuttosto, di condividere con una donna, partecipe, le mie ambizioni, i miei sogni, quanto desidero e, quanto son pronto condividere.
Del resto non mi importa nulla. Gente che si scopa, che finge, che anela all’impossibile, che si tradisce, che snerva senza impegni concreti, che vuota l’anima senza avere la caratura per poterlo fare; no grazie.
Ciò che desidero è complicità, operativa, quotidiana. Non chiacchiere. Quelle si mangiano a carnevale.
Non è una tantum rapportarsi con me. Bensì essere, sempre, pronta, a cogliere la metamorfosi in commistione d’anime che traslano l’universo corrente. Ne ieri, ne domani. Nemmeno l’oggi. Qui e ora. Tra un battito di cuore e l’altro; stravolgimenti accademici inspessiscono le nostre pelli. Impariamo a suon di movimenti incondizionati come il respirare. C’è pure qualcuno che non apprende, mai, ostinandosi a ripercorrere, sempre, gli stessi sent-ieri. Ponendosi come la peggiore sentinella di se stessa verso “lo” ieri.
Acronimi e neologismi forgiati dalle fluidità sinaptiche. Poi, ti interrompi per un’istante e, pro positivamente, già ti dici: sarà un qualcosa di costruttivo ciò che vado ad ascoltare no; vero? a volte è così. Troppo poche volte, in proporzione, però. Sto troppo bene solo, automaticamente, ti viene da pensare. È così effettivamente. Il condividere le bollette non è l’archetipo di rapporto, soggiogante, al quale aspiro o dal quale voglio essere fagocitato.
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